“LA MACCHINA DEL FANGO” TENTA DI COLPIRE ANCORA
Proprio nell’editoriale pubblicato ieri sul giornale Liberamente, parlavo di una vera e propria macchina del fango, che alcuni soggetti, hanno cercato di creare nel tempo nei confronti della nostra testata.
Ricordo brevemente qualche passaggio. Scusandomi in anticipo per essere ripetitivo.
«Subito dopo la mia denuncia pubblica su presunti rapporti di lavoro fittizi creati ad hoc dal Consulente del Lavoro Laera e company, (tramite la pubblicazione di un video della pagina di Mistral TV), in tanti, molti, mi hanno visto sotto la veste dell’infame, dell’ingrato verso colui che mi “diede il lavoro”. Insomma, io ero il carnefice e gli accusati le vittime.
Per non parlare delle telefonate e dei diversi “gentili contatti” che ricevevano tutti i Direttori Responsabili di Mistral che si sono succeduti nel tempo: da Giovanni Brunelli all’avv. Castellana passando per Maria Giovanna Labruna. Questi avevano un solo obiettivo: far tacere la nostra testata. Ma poveri loro, non ci sono riusciti, anche perché, poi divenni io il Direttore Responsabile di Mistral, e qui sapevano che non vi era “trippa per gatti”. Ma anche su questi aspetti, probabilmente dovranno fornire delle risposte (mi auguro per loro convincenti) ai magistrati».
Non appena uscito il giornale nelle edicole che riportava la notizia che riguarda alcune faccende giudiziarie che coinvolgono l’ex assessore al personale Sandro Laera ed altri tre, eccoli che si presentano i soliti noti sui social per cercare di continuare a gettare fango, questa volta, non solo su Mistral, ma anche sui giornalisti.
Ecco il primo.
Secondo questo internauta, i nostri articoli altro non sarebbero che il risultato di «…..Una vendetta. Sappiamo benissimo chi cerca vendetta per non essere riuscito li dove qualcun altro ha fatto meglio».
Al contempo, chiede alla gente di condividere il post in segno di “vicinanza” alla famiglia Laera.
Insomma, secondo questo soggetto, tutte le accuse, partirebbero dai giornalisti per vendetta, ma non da una Procura della Repubblica che ha curato delle indagini dettagliate per quasi due anni, con appostamenti, perquisizioni, interrogatori, curate dal PM Dott. Michele Ruggiero ed i Carabinieri del Nil, tanto da spingere la Procura ad imputare ai responsabili reati gravissimi quali, uno su tutti, la Truffa Aggravata ai danni dell’Inps, previsto dall’art. 640 bis del codice penale e chiedendo il rinvio a giudizio. No, la colpa è dei giornalisti, ma che scherziamo!
Dobbiamo necessariamente precisare alcuni aspetti a questi soggetti, perché purtroppo da soli non riescono a comprenderli.
In primo luogo, non si parla di soggetti indagati, in quanto le indagini si sono chiuse già da tempo, e queste hanno convinto il PM, a chiedere il rinvio a Giudizio dei responsabili.
Con tale atto, stando a quanto recita l’art. 60 del cpp, l’indagato abbandona tale veste ed acquista quello di imputato.
In secondo luogo, non è la Procura della Repubblica che mette nero su bianco le accuse che i giornalisti farebbero (perché dai commenti degli internauti, le cose sembrerebbero essere andate così), ma è esattamente il contrario: noi giornalisti raccontiamo quello che i Magistrati hanno messo nero su bianco su un fascicolo di oltre mille, e dico mille, pagine.
Se è vero, come è vero, che l’art. 27 comma 2 della Costituzione afferma «l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva» e quindi bisogna concedere il beneficio del dubbio agli imputati (viva Dio che è così), come possono arrogarsi il diritto, i gentili internauti, di dare già per scontato, che le accuse mosse dalla Procura della Repubblica debbano ritenersi infondate?
La cosa che più balza agli occhi è che, alcuni like, provengono da persone, che sono dei pubblici ufficiali, che fanno parte di Forze di Polizia e certe dinamiche, dovrebbero conoscerle abbastanza bene.
Insomma, nel “Tribunale dei social” la sentenza è già scritta: gli imputati sono innocenti, figli di una gogna mediatica, mentre l’accusa ha sbagliato tutto. Hanno sbagliato tutto e tutti: i Magistrati, i Carabinieri, i testimoni avrebbero raccontato cose false, le perquisizioni non sono mai esistite, gli appostamenti sarebbero solo frutto di immaginazione. Se così fosse, allora vorrebbe dire che gli inquirenti avrebbero buttato all’aria due anni di indagini. Che tempo sprecato. Basito, non riesco a trovare altri aggettivi. Dopo questo post, arriva il commento della moglie dell’ex assessore Laera, anch’ella imputata nel procedimento penale di cui parlavo sopra.
Qui, non posso tacere, perché mi tira in ballo in prima persona, in questo passaggio:
«A tutti è chiaro come una vicenda personale, sia stata strumentalizzata, dallo stesso che ha fatto partire l’intera faccenda».
Con questa locuzione «….dallo stesso che ha fatto partire l’intera faccenda» la signora si rivolge al sottoscritto, in quanto fui io a denunciare l’ipotesi di reato alle autorità competenti. Lo rifarei, ed i motivi per i quali lo feci, sono ben noti ai Magistrati, di sicuro non sono quelli che lei vuole lasciare intendere ai suoi seguaci internauti, ovvero vendetta e perché non avrei raggiunto “lo scopo”.
Quest’ultimo mi piacerebbe conoscerlo, e se le va, lo scriva pubblicamente.
Vorrei ricordare alla moglie del Laera, che il sottoscritto, cominciò a mettere i primi passi nello studio del marito nell’anno 2014, quando iniziai la pratica per diventare Consulente del Lavoro.
La mia denuncia, in merito all’eventuale rapporto fittizio di lavoro, riguardava un fatto che io potè constatare in prima persona, in ordine cronologico, quello stretto con un negozio di elettronica dal 2017 al 2019.
Come ben saprà, le indagini, sono andate indietro nel tempo, ovvero dal 2011, dove, secondo l’accusa, già da allora si sarebbero creati rapporti fittizi di lavoro.
Il sottoscritto, nel 2011, non sapeva neanche chi fosse suo marito ne tantomeno conoscevo la M.D., pertanto, se oggi la Procura le contesta reati riconducibili a quell’anno, probabilmente, saranno il frutto delle indagini?
Ma questo è un piccolo dettaglio, vero? L’importante è infangare Sportelli.
Cari internauti, potete continuare tranquillamente a gettare fango sul sottoscritto, potete continuare nella vostra opera di convincere chicchessia che il sottoscritto è un bruto, un vendicatore e chi più ne ha più ne metta, mentre dall’altra parte ci sono solo delle vittime innocenti.
Questa favoletta, potrete raccontarla a chi non sa, a chi giudica un libro solo dalla copertina, a chi arriva a facili conclusioni solo per aver letto il titolo di un articolo di giornale senza neanche degnarsi di leggere l’intero contenuto, a chi mi giudica senza neanche conoscermi, a chi si è fatta un’idea del sottoscritto basandosi solo sui vostri racconti, a chi prova odio nei confronti del sottoscritto per motivi personali o per semplice antipatia. A loro sì, ma al sottoscritto anche no. E sapete benissimo perché; e proprio come dice la D.M. queste cose le spiegheremo nelle sedi opportune.
Massimo Sportelli