TRUFFA E CALUNNIA: ECCO COSA CONTESTA LA PROCURA A SANDRO LAERA
Faccio subito una premessa: secondo l’art. 27 comma 2 della Costituzione «l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva», pertanto, l’ex Assessore esterno al Personale al Comune di Turi Sandro Laera nonché Commissario Cittadino di Fratelli D’Italia ma soprattutto Consulente del Lavoro, attualmente ricopre lo status di imputato ( e non solo lui), per reati diversi ma collegati tra loro: Truffa nei confronti dell’Inps e Calunnia. Ma andiamo con ordine.
Era il 3 ottobre 2019 quando pubblicavo un video, sulla pagina facebook di Mistral, rubricato: «Truffa ai danni dello stato?» attraverso il quale denunciavo pubblicamente una ipotesi di reato che l’ex assessore esterno con la complicità di sua moglie D.M. e di due titolari di un negozio di elettronica e telefonia sito a Turi, L.V. e D.C, avrebbero commesso nei confronti dell’Inps creando un fittizio rapporto di lavoro al fine di ottenere rispettivamente: la M.D: contributi ai fini pensionistici e la Naspi (meglio conosciuta come disoccupazione); mentre i due imprenditori, per abbattere i costi di gestione, dichiaravano falsamente un costo del personale, quello della D.M, che in realtà non avrebbe mai lavorato alle loro dipendenze, stando a quello che mette nero su bianco la Procura di Bari. Il mio video creò un eco tremendo, tanto da attirare l’attenzione del giornalista Antonio Loconte, all’epoca dei fatti, giornalista per il “Quotidiano Italiano”, il quale scrisse ben due articoli sulla vicenda.
Le repliche del Laera non si fecero attendere. La prima fù espressa sul suo profilo facebook con un post, il giorno 3 ottobre 2019, a poche ore dalla pubblicazione del video, nel quale dichiarava «Con riferimento alle gravissime ed offensive affermazioni del Dott. Massimo Sportelli, contenute nel video di Mistral TV da lui condotto, smentisco categoricamente quanto da questi affermato….»
Mentre sul “Quotidiano Italiano” di Antonio Loconte, il 12 ottobre 2019, si esprimeva così «….disconosco tutto quello di cui il mio ex socio mi accusa».
Orbene, secondo il Commissario di Fdi turese, tutto ciò che raccontai nel video, altro non erano che fatti frutto della mia immaginazione. Per questo nel dicembre 2019, i due coniugi querelarono per diffamazione il sottoscritto e l’ex Direttore Responsabile di Mistral Tv, Giovanni Brunelli.
Letale fù quella querela, perché grazie ad essa il Laera, involontariamente, ci “spalancò le porte” per scoprire quali altri reati gli avrebbe contestato la Procura della Repubblica qualche anno dopo.
Da quel video, prese le distanze l’ex Direttore Responsabile di Mistral, Giovanni Brunelli, che pubblicò un post attraverso il quale non solo esprimeva la sua non volontà di pubblicarlo, ma definiva il mio, non un giornalismo ma un “massacro morale e professionale delle persone”.
Al contempo, si dimetteva dalla carica di direttore.
Oggi le cose sono notevolmente cambiate: lo stesso Brunelli è stato ritenuto persona offesa per il reato di Calunnia commesso (secondo l’accusa) dai coniugi Laera sia nei suoi confronti che del sottoscritto, in seguito proprio a quella querela per diffamazione, che i due imputati, sporsero nei nostri confronti nel dicembre 2019: querela che fù archiviata con relativa querela per Calunnia presentata dal PM Dott.ssa Silvia Curione. In seguito ad una udienza preliminare, i coniugi, sono stati rinviati a giudizio per Calunnia il 25.05.2022 dal giudice Dott. Francesco Mattiace.
In questo procedimento, molto probabilmente, Giovanni Brunelli, si costituirà parte civile, ed in quella occasione potrebbe raccontare ai magistrati del perché, non solo, prese le distanze dal video da me realizzato ma decise anche di dimettersi. Ma questo lo scopriremo il prossimo 6 ottobre 2022, data in cui è fissata la prima udienza del dibattimento.
Ed è proprio in seguito a questo rinvio a giudizio che scopriamo altro.
Nell’udienza preliminare, dove si discuteva dell’eventuale rinvio a giudizio dei coniugi Laera per Calunnia, era presente il PM Dott. Michele Ruggiero, proprio colui che aveva curato, insieme ai Carabinieri del Nil di Bari, le indagini sui reati di truffa ai danni dll’Inps che avrebbero commesso i coniugi in collaborazione con altre persone sopra descritte, che, prendendo la parola, chiedeva al Dott. Mattiace, il rinvio a giudizio degli imputati, in quanto le indagini (durate quasi due anni), avrebbero appurato senza ombra di dubbio, che il reato di Truffa e non solo, sarebbe stato commesso. Pertanto, tutto quello che dichiaravo nel famoso video corrispondeva a verità.
Ed è in seguito a quel rinvio a giudizio, che prendiamo atto dell’intero fascicolo riguardante la truffa.
Quasi mille pagine di fascicolo, nel quale ci sono: appostamenti, perquisizioni domiciliari e non, interrogatori dalle quali emergono che, gli eventuali rapporti fittizi creati non si limitavano solo ad uno, ma a ben quattro.
Le aziende “interessate” appartengono a svariati settori, dall’edilizia al commercio di elettronica e telefonia, e che tre su quattro hanno un unico comune denominatore secondo l’accusa: erano creati ad insaputa delle aziende.
Per queste ragioni, sempre il Dott. Ruggiero, ha presentato richiesta di rinvio a giudizio, da discutere il prossimo settembre 2022, non solo per il Laera e moglie ma per i due imprenditori, che secondo l’accusa sarebbero complici: L.V. e D.C.
Indagini approfondite, meticolose, dettagliate quelle svolte dalla Procura e dai Carabinieri del Nil, dirette dal Comandante Salvatore Bianco che spingono la pubblica accusa a contestare ai responsabili reati importanti: truffa aggravata ( art. 640 bis cp), continuata ed in concorso.
Infatti, le indagini sono tornate indietro nel tempo, sino a risalire all’anno 2011.
Un passaggio della relazione redatta dai carabinieri è da brividi: quando chiedono al PM di procedere con la custodia cautelare in carcere/domiciliare nei confronti dei coniugi per pericolo di reiterazione del reato. Misura che non fù applicata.
Chiudo questo articolo, ringraziando i miei avvocati Gianfranco Grande, e Lello Leogrande, uomini che sin dall’inizio hanno creduto cecamente in me, infischiandone di quella che era l’opinione pubblica che qualcuno cercava di creare contro il sottoscritto.
Se è vero, come è vero, che le bugie vanno avanti è altrettanto vero che le verità le seguono. Sempre.