Cronaca

CONSIGLIO COMUNALE ALLA FACEBOOK: POI ARRIVANO I CONIUGI ORLANDI

Ieri si è tenuto il primo consiglio comunale del governo cittadino De Tomaso, ed in questa occasione il primo cittadino ha prestato il giuramento.

So che i lettori non amano articoli che si dilungano su argomenti che possono interessare poco, ma vogliono arrivare al dunque: morale della favola? Ed è questo il mio modo di fare giornalismo, pochi giri di parole ed arrivare al dunque.

Dei fatti strettamente politici è degno di nota il giuramento del Sindaco, poi si è finito per parlare delle solite chiacchiere che nulla hanno a che fare con la politica. Ed indovinate chi ha aperto le danze su questi argomentini?  L’opposizione, bravi.

Si parte dal Prof. (il nostro prof turese) Leogrande, il quale pretendeva le pubbliche scuse dal primo cittadino perché, a suo dire, con l’ormai noto urlo “Ignoranti” pronunciato nell’ultimo comizio pubblico, De Tomaso avrebbe incattivito la stampa.

Insomma le vittime sacrificali della campagna elettorale sarebbero stati solo i candidati della lista Resta per Turi. Ma davvero?

Ed allora chi ha compiuto queste cose? Messo voci in giro che il De Tomaso non sarebbe turese, che sarebbe stato l’artefice del fallimento della Gazzetta del Mezzogiorno, lo hanno definito giornalaio, i sorcini che creavano profili fake per buttare letame gratuito a chiunque compreso i candidati della lista opposta, chi scrive, rimembrando la nota frase “Ignoranti”, riscrivendola “IgnoVanti” con il chiaro intento di prendere in giro la r moscia del primo cittadino?

Prof, prima di chiedere le scuse, non sarebbe il caso di chiedere scusa a chi, credendo nel suo progetto alternativo al sindaco Resta, l’ha vista schierarsi proprio con questa? Non sarebbe il caso di chiedere scusa a tutti coloro che, credendo nel suo gruppo “Turi Davvero” poi hanno votato la lista opposta alla sua per palese incoerenza? Si faccia delle domande e poi dia delle risposte.

Ora è il momento dell’ex sindaco Resta. La sua preoccupazione primaria è che in consiglio comunale non si parli delle faccende personali (forse si riferisce alle faccende giudiziarie? ndr). Puntualizzazione alquanto inutile. Probabilmente non è ancora entrata nell’ottica che non è più il sindaco di Turi, carica caratterizzata dall’affrontare argomenti che riguardano alcuni e non l’intera collettività. Si rilassi Resta, la musica è cambiata.

Ora arriviamo ai moralizzatori del web: Angelo Orlandi e consorte Annarita Rossi.

Per comprendere meglio quello che è successo, trattenete il respiro, ingoiate il rospo e soffrite qualche minuto leggendo i post da loro pubblicati.

In buona sostanza l’Orlandi ha voluto dare lezioni di giornalismo ed ha invitato i giornalisti a darsi una lettura del codice deontologico. Non ci volevo credere.

In primo luogo, egregio Orlandi, nessuno le vieta di parlare di giornalismo e dei giornalisti, ma se permette lezioni di giornalismo e sulla deontologia professionale da lei non ne prendiamo.

Sarebbe come se un non avvocato volesse insegnare il mestiere ad un avvocato, un non ingegnere ad un ingegnere e così via. Per carità, almeno su questi argomenti, avrebbe potuto continuare il suo silenzio come ha fatto dal primo maggio in poi (come scrive direttamente nel suo post).

Ma non finisce qui.

Sempre l’Orlandi scrive: «Toni e attacchi che abbiamo visto rivolgere continuamente alla Amministrazione uscente durante tutta la campagna elettorale con l’obiettivo di sostenere la candidatura del dott De Tomaso» ed aggiunge « Ognuno deve rispettare l’etica del suo lavoro».

Illustrissimo a questo suo insegnamento da finto intellettuale le rispondo così: Travaglio, Bocchino, Sallusti, Belpietro, Capezzone, Del Debbio e mi fermo ma la lista sarebbe lunghissima, le sembrano giornalisti che non esternano palesemente il loro orientamento politico? Non è una storia vecchia come il mondo che esistono giornali decisamente schierati politicamente? E lei ha la pretesa di darci lezioni di giornalismo? Per dirla alla Totò “Ma mi faccia il piacere”.

Personalmente potrei giudicarla come imprenditore (e sono convinto che sia anche bravo considerando che ha un’azienda storica e ciò vuol dire che sa fare l’imprenditore ndr) ma non mi permetterei mai di darle lezioni di management, e la prego, abbia la stessa decenza.

Non contento scrive «Mi chiedo ancora oggi dove tutti i giornalisti, pseudo giornalisti ed intramontabili politologi abbiamo sepolto la tanto auspicata par condicio? Una rilettura del codice deontologico, magari!»

Anche qui parla senza cognizione di causa: ma lo sa, che abbiamo invitato entrambe le liste per partecipare ad interviste, dibattiti ma solo la lista di De Tomaso ha accettato? Anche qui un’eventuale silenzio le avrebbe garantito una migliore figura.

Piuttosto, le consiglierei, di lavarsi i panni in casa. Ma lo sa (probabilmente no da come scrive) che sua moglie, in seguito al servizio di Piazza Pulita, chiedeva a gran voce sempre sui social, di emarginare il mio giornalismo?

Ecco qui può permettersi di dare lezioni a sua moglie di educazione civica e diritto.

Il nostro ordinamento non ammette l’emarginazione di nessuno tanto da mettere nero su bianco all’art. 27 co. 3 della nostra costituzione che “le pene devono tendere alla rieducazione del condannato”.

Insomma, i nostri padri costituenti, non ammisero dal principio l’emarginazione di nessuno.

Ma la cosa che ha fatto più specie è che queste parole sono state espresse da persone, come sua moglie, che è dichiaratamente di sinistra (come lei d’altronde), tanto da ricoprire il ruolo di segretario cittadino del PD anni fa, partito che per antonomasia apre le porte a tutti, ma sua moglie chiede l’emarginazione del mio giornalismo. Viva la coerenza.

Ma nonostante tutto ciò ci vuole dare lezioni di giornalismo e di deontologia professionale. Le consiglio, prima studi, e poi scriva.

Infine, sempre nel suo deplorevole post scrive «Dal 1′ Maggio ho scelto di tacere circa i commenti ricevuti dopo aver espresso il mio disappunto nei riguardi di un giornalista e dei suoi toni troppo accesi.»

Le garantisco che i miei toni saranno sempre accesi sino a quando sentirò cose imbarazzanti. Ne vuole un esempio?

Il candidato Tonio Palmisano, durante il comizio ha affermato che la legge sul caporalato va combattuta perché penalizzerebbe le aziende. Inaudito e gravissimo, ma non perché lo dica io ma il governo centrale, che non è di sinistra. Infatti hanno infittito i controlli nelle campagne per contrastare fortemente le forme di caporalato e stanno discutendo di inasprire le pene previste per chi si macchia di tale reato.

Ora se vorrà esercitare il diritto di replica saremo a sua disposizione. Questa è una regola del giornalismo, se la conservi come ha fatto con il giornale della Gazzetta del Mezzogiorno.

Massimo Sportelli