Cronaca

ISPETTORE CAPO DE MICHELE: CONDANNATO PER LESIONI E MINACCIA

Mettiamo subito le cose in chiaro: che non si dica o pensi, che questo articolo abbia l’intento di mettere in cattiva luce la Polizia Penitenziaria e soprattutto che sia una questione generale. Come in tutti i settori lavorativi, ci sono dipendenti bravi, meno bravi, diligenti e meno diligenti. Pertanto è vietata qualsiasi forma di strumentalizzazione e generalizzazione del contenuto di questo articolo. Passiamo ai fatti.

A più riprese ci siamo occupati del caso Paolillo, ex agente della Polizia Penitenziaria che prestava servizio presso il carcere di Turi, morto suicida nel febbraio 2021.

Più e più volte abbiamo parlato delle ipotetiche forme di bullismo che il povero Paolillo avrebbe subito negli anni all’interno del carcere, ipotesi di cui vi sono testimonianze portate all’attenzione dei magistrati da parte di ex detenuti nonché colleghi di lavoro.

Tra i diversi nomi era spuntato quello dell’Ispettore capo Gaetano De Michele.

Ma chi è costui?

L’identikit fornita dalle sentenze restituiscono un’immagine lontana da quella che riteniamo dovrebbe avere un ispettore di Polizia penitenziaria.

Infatti il De Michele, è stato condannato, in primo grado, ad otto mesi di detenzione per lesioni nei confronti della ex moglie ed è stato proposto appello.

A questo si aggiunge un decreto penale di condanna per minacce, anche questo oggetto di impugnazione.

Sentenze decisamente importanti ma che sembrerebbe che alla direzione del carcere di Turi nulla interessi, considerando che ad oggi, nessun provvedimento (neanche cautelare) sia stato assunto.

Insomma, per i magistrati il De Michele non sarebbe proprio uno stinco di santo, a questo aggiungiamo che, essendo agente della penitenziaria, ha libero accesso all’arma di ordinanza che potrebbe anche portare fuori dalle mura del carcere, mentre per la direzione del carcere tutto ciò sembra scivolare letteralmente. Ma c’è di peggio.

Il Segretario regionale Uil PA Polizia Penitenziaria Puglia Stefano Caporizzi, per il suo collega De Michele ha in serbo solo frasi d’amore e lo difende sempre e comunque a spada tratta, definendolo « un amore di persona», oppure in altri post parla di “lacrime di gioia” per aver difeso il collega.

Chiediamo al Caporizzi: un condannato è da considerarsi “un amore di persona”, ma al povero Paolillo non si tentennava neanche un attimo quando si trattava di sottoscrivere contestazioni disciplinari?

Non solo curioso, ma abbastanza contradditorio questo atteggiamento: un sindacalista che preme per le contestazioni disciplinari quando dovrebbe combattere per l’esatto opposto.

Ma in tutta questa storia, le preoccupazioni primarie del De Michele sono quelle di chiedersi: quale evento organizzerà Mistral per l’estate turese, con il contributo che dovrebbe elargire l’attuale amministrazione quale ricompensa per aver fatto campagna elettorale a favore di De Tomaso, oppure quale camicia dovrei indossare per questo ipotetico evento e soprattutto, considerando il mio peso, la sua preoccupazione è che il palco sia abbastanza resistente.

Bene sveliamo l’arcano: non ci sarà nessun evento, nessun contributo, nessun palco. Si tratta della solita supercazzola che il De Michele, da anni, si diverte ad infangare non solo la nostra testata ma anche la mia persona con diffamazioni che regala una dietro l’altra e probabilmente ne darà conto ai magistrati. Ma questa è la cosa meno affascinante di tutta questa storia.

Piuttosto, in un prossimo appuntamento, parleremo di materiale che è uscito dalle mura del carcere di Turi, come conversazione di un detenuto, materiale porno e molto altro ancora.

Probabilmente, egregio agente, sarebbe meglio focalizzare la propria attenzione su faccende piuttosto gravi.

Massimo Sportelli